Survivor Chuck Palahniuk

Oggi li chiamiamo influencer. Ce ne sono centinaia di migliaia, forse milioni. Individui comuni in grado di dirottare le decisioni e le preferenze dei più, dei “followers”. La storia di Tender Branson, narrata da Chuck Palahniuk nel 1999, sembra essere equiparabile ai tempi moderni. Lo specchio di una società frantumata, della vita ridotta a un reel.

Tender è un tuttofare, un uomo rassegnato, distaccato e cinico la cui “vita è sempre stata prestabilita” da altri, da una comunità, il cui scopo era proteggersi dalla follia sociale del futile. In questo marasma delirante, ma velatamente sensato, è come se la fine fosse il principio e viceversa. Vicende strampalate scandiscono la vita di questo personaggio, ultimo “survivor” di una strana setta religiosa; educato per essere servo di qualunque padrone volesse esercitare su di lui il potere del “mondo esterno”. Tutti gli altri, o quasi, spinti al suicidio, dal dogma ortodosso. Esistenze esasperate dalla quotidianità, nella quale i rapporti veri sembrano essere intessuti attraverso una linea telefonica. La gente usa i telefoni perché “odia stare nello stesso luogo insieme, ma ha anche paura di restare da sola.”

In tale circostanza conosce Fertility, una donna apparentemente in grado di vedere il futuro “abbiamo tutti gli stessi traguardi… Andremo perfettamente all’unisono. Sincronizzati. Connessi. Uguali. Gli stessi. Come formiche. Insetti. Pecore…E’ tutto così prevedibile”.

In questa mediocrità l’unica cosa che conta è l’acclamazione popolare; realizzi “che non c’è ragione di fare nulla se nessuno ci guarda”. Fatalmente l’attimo di notorietà arriva quasi per tutti, anche attorno all’unico sopravvissuto della setta, verrà costruita una pubblicità tale che lo porterà a divenire un messia mediatico.

Si è disposti a tutto per il riconoscimento, “persino il mangiare non ha più niente a che vedere con il mangiare. Si tratta di assimilare proteine”.

Nella condivisione passiva di contenuti, nulla appare più autentico, se non l’autolesionismo. In questa tragedia umana dallo scorrere a ritroso delle pagine, il lettore conosce già l’epilogo: il corso immutabile degli eventi.

Cosa trarre da queste righe? Perché condividerle? Ribellione, distrazione, resistenza. Scrolliamo verso il basso, verso destra. Torniamo nel mondo dove è tutto banale, fruibile senza impegno e cerchiamo di sopravvivere.