La ricreazione è finita di Dario Ferrari

“Alla fine ho galleggiato quasi sempre così, profondendo molta più energia e materia grigia nel capire cosa potessi evitare di fare che nel fare qualcosa” Marcello Gori, trent’anni, laureato in lettere, a mezz’aria tra la vita solida e quella evanescente. Ha una ragazza, brillante studentessa di medicina, il bar del padre a Viareggio, la compagnia dei suoi amici Vitelloni con cui diluisce i problemi in quaranta gradi alcolici. Lasciarsi andare e aspettare che le cose capitino. È come se avesse un palloncino ripieno di elio legato al dito, non troppo stretto, con il pericolo che possa volare via e svanire nell’azzurro. La ricreazione finisce quando in palio c’è un dottorato di ricerca presso la facoltà di Lettere di Pisa.

I due posti sono già assegnati, Il mammasantissima della linguistica italiana, il Professor Sacrosanti ha già deciso. Arriva terzo. La prima classificata rinuncia. Tre anni pagati per studiare! L’argomento imposto dal Chiarissimo, è l’opera di Tito Sella, viareggino, terrorista degli anni di piombo, fondatore della brigata Ravanchol, punito con l’ergastolo per l’omicidio di un giudice. Dal carcere iniziò la sua produzione letteraria, la sua biografia intitolata la Fantasima non è mai stata trovata. L’archivio è custodito a Parigi. Riuscirà il dottor Gori a scovarla? Perché così tanto interesse per la storia di Sella? Iniziano così le vicissitudini di Marcello alla scoperta di Tito e dei suoi anni, in un climax di empatia tra due coetanei di epoche diverse. La prosa scorre leggera, tra romanzo di formazione, epos e mistero, fino a convergere in una soluzione che conduce ai giorni nostri.

Una componente deliziosa è la descrizione delle dinamiche di molte università italiane, tra baroni, diatribe tra filologi e linguisti, articoli con citazioni di persone amiche, studiosi eccellenti in attesa di cattedre che non arrivano mai, dottorandi factotum, compiacenti note a piè di pagina. Ogni generazione fa storia a sé, tuttavia l’amarezza che traspare, tra toni leggeri ed ironici, è l’indeterminatezza di una generazione con la percezione distorta di un mondo in cui i sogni sono fatti di terra e non di stelle.