le braci di Sándor Márai

Delle volte trovare subito le parole per dar voce alla verità, definire una sensazione, esprimere un’emozione, non è cosa semplice. Delle volte ci vogliono solo ore o giorni, delle altre mesi, altre ancora anni. Delle volte stanno là, accatastate in un angolo in attesa di essere messe in ordine, delle altre fanno il giro del mondo per poi tornare, ricongiungersi e chiudere il cerchio. Perché, “certe volte […] le parole, quelle che uno pronuncia, quelle che evita di dire o quelle che scrive al momento giusto” hanno un’importanza grandissima, “forse addirittura decisiva…”.
È questo quello che crede Henrik, il generale ungherese che per quarantuno anni e quarantatré giorni attende il ritorno dell’amico Konrad solo per poter consumare la sua vendetta, “strappargli la verità”.
Conosciutisi all’età di dieci anni in un collegio militare nei pressi di una rigogliosa Vienna austro-ungarica della seconda metà dell’800, i due rimarranno legati “come gemelli nell’utero materno” da un vincolo muto ed eterno, che forse può definirsi amicizia. Henrik è un ragazzo ricco e di nobili origini amante della caccia e dedito alla carriera militare, Konrad, invece, è povero e con un animo artistico, amante della musica. Due mondi opposti che si attraggono e condividono tutto fino al 2 agosto 1899, giorno in cui, senza preavviso, Konrad fugge alla volta dei Tropici. A separarli, un segreto di una forza tale da mantenerli in vita mentre tutto intorno andava in frantumi.
È il 14 agosto di quarantuno anni dopo quando giunge la lettera che ne annuncia il ritorno, e il generale, come risvegliandosi da uno stato di torpore, rimette in moto tutto. Fa riprendere vita al castello ai piedi dei Carpazi in cui si era isolato e fa ricreare la stessa atmosfera della sera prima della partenza. Tra loro mancherà solo una donna, Krisztina, la moglie del generale, assolta dalle sue colpe da una morte prematura.
Quarantuno anni in cui è divampato il fuoco della vendetta divenuto ora un cumulo di braci che, seppur ancora ardenti, sono destinate a divenire presto cenere. Perché la verità non sempre ha bisogno di parole. I fatti, la vita vissuta, la morte e i silenzi, banalmente assordanti, contano di più.
E sarà per lo più attraverso un monologo, calmo e dettagliato, che il generale, infatti, ripercorrerà gli eventi della loro giovinezza alla ricerca di chiarimenti, esponendo, finalmente a voce alta, tutti quegli interrogativi irrisolti che, seppur logorandolo, hanno alimentato in lui la fiamma dell’attesa.
Ma dopo quarantuno anni di solitudine, di insistenti domande senza risposta, di tormenti e sofferenza, cosa importa davvero?
Così, con parole elegantemente riposte come fossero cristalleria, Sándor Márai non racconta solo una storia di amicizia, di amore e odio, di fedeltà e tradimento, di passione e vendetta, di rancore, orgoglio e vigliaccheria, ma offre numerosi spunti di riflessione e domande aperte. Di fronte alla fievole luce di una candela che brucia lentamente, la risposta puoi sceglierla tu.