C’è qualcosa nella parola scritta che riesce a placare un turbamento. Molti ne sentono il bisogno, quasi fosse un antidoto contro i mali della vita, il mutare del tempo. Un diario, pagine sparse di un’adolescente in una periferia torinese verso la fine degli anni Sessanta. La protagonista del romanzo è una ragazzina che vive e partecipa ai cambiamenti di quel periodo e sullo sfondo un’amica diversa dalle altre, “La compagna Natalia” che emerge dal contesto leggendo “un libro bianco con le righe rosse”.

Natalia sembra possedere qualità che alle altre mancano, tutte sono attratte dalla sua aura, specialmente Antonia, la voce narrante. Un turbine di eventi segna la loro vita, alle prese con decisioni significative; a un tratto in quel quadro scolastico arriva  “Il vento del ’68” e anche nell’istituto per dattilografe risuona la lotta operaia e l’emancipazione femminile.

Tra i banchi scolastici nasce l’amicizia, nascono i primi dissapori, a volte cresce l’odio, non sempre, a quell’età si è pronti a incassare i colpi del tempo. Non è semplice assorbire le inquietudini che fin da piccoli ci assillano “guardavo il comportamento degli altri, di don Franz, di mio padre, delle mie compagne, di Giampiero, e ne ricevevo impulsi, ma non comprendevo il meccanismo che li generava”.  Si ha la necessità di seguire un esempio, un punto fermo, un ideale. In questo modo, tra una lezione di inglese e una di dattilografia, una lettura di Kerouac e una di religione, si è in grado di modulare l’accettazione delle delusioni e delle sconfitte e finanche delle malattie e della morte. La prima cosa da fare è imparare a comunicare l’uno con l’altro, con riferimento a “The sound of silence”, la colonna sonora del romanzo, non inchinarsi al Dio fatto di neon che ci hanno creato.

Antonia Spaliviero ha dedicato la propria esistenza alla scrittura per il teatro, insieme al marito Gabriele Vacis che si è occupato della pubblicazione postuma di questo romanzo. Come in una rappresentazione teatrale, mi ha sorpreso l’alchimia con la quale si mescolano vicende dai tratti puerili con avvenimenti concreti legati al complesso contesto storico.

Questa lettura mi ha dato la conferma di quanto sia necessario essere e non apparire, sfruttare al nostro meglio “quell’energia che incarniamo per un periodo di tempo”; essere in grado di accettare la vita e la morte siano esse commedie divertenti ma anche purtroppo tragedie strazianti.