scrivere un racconto

Scrivere un racconto e poi partecipare a un concorso letterario. Perché farlo?

Scrivere nasce da un’esigenza: la voglia di imprimere su un foglio (di carta o digitale) le parole che non vogliono stare più in testa. Si può scrivere anche per altre motivi, come per autoterapia o per semplice esercizio. A ogni modo, se si vuol scrivere si scriva!

E allora perché si partecipa a un concorso letterario? Perché si vuol pubblicare, ovvero rendere pubblico ciò che si scrive. Si parte facendo leggere a un amico o un parente (o tutti gli amici e parenti!) ma non basta più e si necessita di altro. Si vuol capire quanto si è bravi, quale direzione si sta perseguendo e, se necessario, modificarla.

Okay, ma perché?

Chi rende pubblica una propria opera lo fa per crescere, per approfondire e per avviare una carriera da scrittore o scrittrice. Un concorso letterario è il primo passo per farsi conoscere e per conoscere se stessi. Vincere, piazzarsi o non essere selezionati è una valutazione del proprio livello di bravura. Non occorre essere ineccepibili, perché da qualche parte bisogna pur partire, ma riuscire a essere finalista significa che il racconto è stato selezionato tra quelli di centinaia di aspiranti scrittori, facendovi entrare in una rosa di pochi ma davvero bravi. Anche se non si vince.

Quindi è nel vostro interesse partecipare a un concorso che garantisca una pubblicazione professionale (con editing, in primis), per due motivi: primo, la pubblicazione è un biglietto da visita che permette di crearsi un curriculum artistico; secondo, si può capire il proprio livello rispetto agli altri. Questo è uno dei fattori più importanti, perché è solo con il confronto che si può capire cosa migliorare.

Se poi si riescea vincere o piazzarsi e ciò collima con il proprio ego, ben venga. Ma il Caso non porta oltre quel gradino. Anche in campo scientifico, una singola scoperta basata sulla fortuna non implica un continuum (forse può portare a un Nobel, ma non è la regola). È il costante impegno a garantire la crescita. Non essere tra i finalisti permette di analizzare quanto prodotto con uno spirito critico che si forma nel tempo. Quando si avrà la maturità giusta, non si vedrà più con odio la mancata vittoria di un premio, ma solo uno sprone a migliorare, a rendere perfetto un testo.

Partecipare a un concorso letterario significa crescere nella scrittura, cominciare a vivere il mondo dell’editoria e conoscere professionisti gentili e disponibili a dare una spiegazione. Andrea Carlo Cappi è uno scrittore famoso, fa questo da oltre trent’anni e anche lui cominciò con un concorso letterario. Se siete tra i finalisti del Premio Torre Crawford e volete una spiegazione sulla posizione conquistata, durante il Festival chiedetegli pure. È così che si potrà capire come proseguire. Ogni strada è in salita, ma basta sapere come camminare per arrivare in cima facilmente.