l'arminuta di Donatella Di Pietrantonio

Occhi fugaci da bambina, mani che stringono mani sconosciute, valigie colme di desideri e rancori. L’Arminuta compare sulla soglia di una casa che non le appartiene e ne assorbe, con timorosa convinzione, tutti gli odori e i malumori.
L’Arminuta mescola un passato addolcito dalla bellezza con un presente che vacilla tra fame e perdite e con un futuro incerto, già segnato dalla nullità. I legami di sangue su carta si rincorrono in una corsa ostinata; ma il sangue non è che un organo, non dichiara le nostre volontà, non delimita i confini delle nostre scelte. Non è la storia di un abbandono ma il racconto tagliente della ricerca minuziosa di un’identità, di un’appartenenza.
La salvezza per la ritornata, è negli occhi spettinati della sorella ritrovata “come un fiore improbabile, cresciuto su un piccolo grumo di terra attaccato alla roccia. Da lei ho appreso la resistenza. Ora ci somigliamo meno nei tratti, ma è lo stesso il senso che troviamo in questo essere gettate nel mondo”.
Mani che afferrano mani fedeli, come acini di uno stesso grappolo, aggrappati saldi allo stesso raspo, in attesa del proprio destino.