medicina ai tempi di crawford

“Flebite…linfangite…peritonite…pleurite…pericardite…meningite…” Il quasi trentenne medico ungherese Semmelweis, dottore in ostetricia all’Ospedale Generale di Vienna, era stanco di sentire il tintinnio del campanello che precedeva il prete consolante le agonizzanti neomamme. Ripeteva le parole in litania tra le urla atroci delle donne, ammalate di febbre puerperale. Qualche giorno e diventavano cadaveri su cui i medici in specializzazione studiavano la patologia dissezionandole. Nello stesso nosocomio, era presente un altro reparto di ostetricia il cui responsabile era il Prof Bartch. Nella sua corsia, non c’erano studenti ma solo ostetriche, con una mortalità post partum dieci volte più bassa. Ignác propose di fare cambio, per cui i dottorini nel reparto di Bartch, le ostetriche nel suo. Le morti seguivano i medici. Il suo primario, il dott. Klein, uomo poco brillante, raccomandato dalla corona, cominciava a odiare il giovane insolente ungherese. Iniziarono ad essere formulate diverse ipotesi: i fluidi prodotti dall’utero, bloccati al suo interno, ristagnando, vanno in putrefazione. No, è l’utero ipertrofico dalla gravidanza che comprime l’intestino e le feci, accumulandosi, imputridiscono e diffondendosi si fa morbo mortale. Saranno i gas velenosi presenti nell’aria…allora perché a casa si muore di meno? È colpa del campanellino del prete che destabilizza le mamme! Teniamo il prete, non il suono mefistofelico! Ignác stanco, in particolar modo per la mancanza di consenso, andò a divertirsi a Venezia. In Italia, apprese della morte di un suo amico e collega di nome Kolletcha. Durante uno studio anatomico su un cadavere, un taglio autoinferto casualmente, è degenerato in ferita, suppurazione febbre…morte. Per Semmelweis tutto quadrava. Sono le mani! Le mani sporche. Iniziò a far lavare le mani con clorito di cenere prima di accedere in reparto, le lenzuola venivano regolarmente cambiate. La mortalità calò a poche unità. Non ricevette entusiasmo, né riconoscenza. Alle intuizioni di Ignác, seguì la rappresaglia di Klein e dei colleghi. Cercò di presentare i risultati al mondo scientifico senza successo. Deluso rientrò a Budapest, prendendo parte ai moti del 48 contro gli Austriaci. La libertà durò pochi anni. Prima i Croati, poi il ritorno degli austriaci. Si ritirò nella sua casa senza mobili, con deliri sempre più frequenti. Erano soliti vederlo scendere per le scale ad inseguire interlocutori di aria. Torno in sé per un breve periodo. Ricominciò a lavorare al reparto di ostetricia dell’Ospedale S. Rocco di Pest, dove portò la procedura profilattica che lo caratterizzava, riproducendo gli ottimi risultati avuti in precedenza. Nel 1861 scrisse il libro Eziologia, concetto e profilassi della febbre puerperale, ma la comunità scientifica non lo prese mai in considerazione. La salute mentale peggiorò. Celine, nella sua tesi di laurea, ci racconta della mattina prima del ricovero in manicomio:” …Verso le due lo videro precipitarsi in strada, inseguito da una moltitudine di fittizi nemici. Gridando con le vesti scomposte si avventurò fino alla facoltà. Al centro, sul marmo, si trovava un cadavere, portato lì per una dimostrazione…Semmelweis, procuratosi uno scalpello…riuscì ad agire sul cadavere. Poi, il folle affondò lo scalpello e la mano in una cavità gocciolante di umori, ferendosi in profondità. Troppo tardi. Come era già accaduto a Kolletchka, egli si era mortalmente infettato. Flebite…linfangite…peritonite…pleurite…pericardite…meningite… La vita beffarda di Ignac terminò il 13 agosto del 1875 nel manicomio di Döbling. Solo nel 1879 e nel 1883, i lavori di Louis Pasteur e Joseph Lister, avrebbero dimostrato la teoria di Semmelweis. Il suo riconoscimento postumo è visibile davanti all’ospedale di S. Rocco a Budapest, dove si erige il monumento tombale. La memoria è labile, l’atomica è alle porte, per cui l’UNESCO nel 2013 ha deciso di custodire alcuni documenti della scoperta di Semmelweis nel registro “La Memoria del mondo”. Gli Alieni non avranno scuse a non lavarsi le mani.

Bibliografia: Louis-Ferdinand Céline, Il dottor Semmelweis, Adelphi edizioni, 1975. – Semmelweis, Ignaz Philipp nell’Enciclopedia Treccani, su treccani.it