Un giornalista e un fotografo americani vanno in Cambogia ed in Thailandia per conto di una rivista. Non cercheranno spiagge, paesaggi, né volti da fotografare. Saranno interessati a spendere il loro pesanti dollari in graziose ragazze. Ci si può innamorare di una prostituta? Può esserci amore dietro compenso? Quello vero, quello che toglie il fiato e fa palpitare il cuore? Il giornalista crederà di sì. Il clima umido, gli insetti, i corpi seminudi sullo sfondo, la lentezza delle pale su soffitto. Mancherà il fiato senza la possibilità di refrigerio. La storia del giornalista sarà quella di una suppurazione. Il rossore, il dolore, il calore, il drenaggio del liquido bianco. Egli comprerà altro piacere senza preservativo pensando alla sua Vanna. Lascerà la moglie americana e da fotografo diventerà “Il marito”. Vincerà la lotteria, sorridendo alla presenza dell’HIV nel suo sangue. William T. Vollmann è un personaggio ambiguo dai tratti lombrosiani del serial killer. La Cia credeva che fosse Unabomber. È ripugnante, contraddittorio, amorale. Si accanisce contro il giornalista, poi lo guarda distante. Gli somiglia, è il suo alter-ego. Non è il suo miglior libro ma è comunque aneddotico della sua scrittura. Racconta il mercato del sesso e la credenza degli occidentali di acquistare l’amore senza conflittualità, nemmeno nella contrattazione. È l’illusione del possesso. È il sintomo dissociativo tra le proprie fantasie e mondo reale, che il protagonista non è capace di interpretare. Ritornerà in Cambogia per ricongiungersi con Vanna. Febbricitante verrà catturato dai Khmer rossi. Gli chiesero “Sei un traditore dell’imperialismo?” “Si” rispose raggiante. Sarà per sempre al fianco della sua Vanna. Non tutti reggeranno fino al termine. Persisterà un senso di nausea. Sarà simile alla reazione di tua moglie quando racconti che i tuoi amici a distanza i venticinque anni dalla scrittura del libro, sono stati anche loro in Thailandia, hanno raccontato le loro gesta virili ed ora si fotografano sorridenti con i figlioli.
