Umani senza nome, in un luogo e in un tempo indecifrabili. Una statica quotidianità segnata dall’incombere di un male improvviso, diffusivo. Umani senza identità, burattini senza più fili, legati loro malgrado, dalla sola corda invisibile della lotta per l’esistenza. Non uno, non alcuni ma tutti, nell’universalità di un morbo oscuro e nella brutalità di una segregazione forzata, verranno sfiorati dalla necessità primordiale di non soccombere. Sopravvivere, sovvertendo tutte le leggi e la morale di un tempo ormai lontano, di un vecchio mondo governato dagli occhi di pochi prescelti. José Saramago mina, con flussi energici di parole, tutte le certezze legate al tema della condivisione e della compassione. Come sassate, le parole trafiggono la coscienza e volontariamente creano un divario tra la percezione del bene e l’attualità del male. Gli occhi di una donna, sani e cautamente celati, saranno i soli giudici consapevoli delle prevaricazioni, vedranno la trasfigurazione dell’essere umano, soffriranno per il dilagare della fame, della privazione e della depravazione. Due soli occhi, ancora capaci di osservare, di guidare, di tracciare il confine tra ciò che è e ciò che appare, tra la frattura generata dal dolore e il solido abbraccio dell’empatia.