Gli occhi chiusi alla ricerca della verità in un vagone ferroviario, ma fai attenzione potrebbe trovarti un poliziotto! Chiudili all’improvviso durante un baccanale o mentre nella posizione del loto sei a quattromila metri sui monti tra California e Nevada. Non c’è differenza tra forma e contenuto. Ray Smith/Jack Kerouac nel libro “I Vagabondi del Dharma”, racconta le sue avventure e le sue amicizie Beatnik. Ragazzi giudicati passivi e battuti, che a pochi anni dalla fine della Seconda guerra mondiale scelgono di estraniarsi dal mondo cercandolo di viverlo fuori dai sensi, attraverso le sue viscere. Vagabondi “che si rifiutano di cedere all’imperativo generale che li porta a consumare e dunque a lavorare per il privilegio di consumare, tutte quelle schifezze che nemmeno volevano davvero tipo frigoriferi, televisori, macchine…tutti prigionieri di un sistema per cui lavori, produci, consumi, lavori, produci, consumi, con l’occhio della mente vedo una grandiosa rivoluzione di giovani americani che girano con lo zaino in spalla e salgono sulle montagne a pregare, fanno ridere i bambini e felici le vecchie…” Seguito naturale di “Sulla Strada”, Kerouac ci trascina tra autostrade, sentieri e baratri a ritmo di The Bird del suo amico Charly Parker. La sua ricerca della verità lo trascina tra tentativi di Buddismo e aberranti illuminazioni terrene, filtrate dal rosso rubino del Porto in compagnia di Ginsberg, Cassady e Burroughs. Le vibrazioni interiori possono provocare faglie insanabili piene di noduli cirrotici. Un’emorragia interna stese il suo corpo a quarantasette anni. Ora potete continuare a cercare la vostra verità, viaggiando in pantofole su internet e programmando il prossimo fine settimana per sentirvi vivi tra villaggi vacanze e valutazione della quota che vi porterà in pensione.