Una solitudine troppo rumorosa - Bohumil Hrabal

Una solitudine troppo rumorosa è un insieme di immagini, è il fluire del tempo tradotto in verbo, in riflessioni. Rappresenta l’emblematico tormento di un uomo, un tale Hanta, che quotidianamente da molto tempo è addetto ad una pressa meccanica, trasforma libri destinati al macero in “reliquie” sigillate.

Il protagonista del romanzo è ossessionato dal preservare il senso della parola, dal rendere desiderabile la solitudine popolata di pensieri, così egli salva più “conoscenza” possibile dall’oblio della distruzione.    

In mancanza, si adopera affinché ogni “pacco” sia confezionato con cura, concedendo a ciascuno una seconda vita vibrante, al di fuori e nel profondo. Mentre grazia e bellezza adornano i lati “qui la Ronda di notte, lì la Saskia, Le Déjeuner sur l’herbe, Guernica” nel cuore, pulsano frasi e idee selezionate con cura; se in un involucro è racchiusa una massima di Laozi, in altri “giacciono come in una tomba” Goethe e Schiller, Hölderlin e Kant. Ogni contenitore è ispirazione, rappresenta un’epoca, una proiezione del destino dell’uomo o della carta stessa, talvolta bagnata di sangue, nei quali simulacri affinché “anche la parola si facesse carne insanguinata, aprii l’Ecce Homo di Friedrich Nietzsche”.

Distruggere libri è compiere un “crimine contro l’umanità”, è come schiacciare a “venti atmosfere” corpi vivi gementi mentre le ossa si frantumano, le spoglie di chi è destinato a non spingere mai più con mano caritatevole i bottoni della pressa, o degli ignari roditori che rosicchiano la carta e si nutrono di “parole”.

In quest’ottica, tra scorci di vita quotidiana e piaceri materiali (quali caraffe di birra) è come se noi stessi non fossimo altro che contenitori di “pensieri pressati” tra le circostanze, dove il progressum ad originem e il regressus ad futurum si fondono nelle pagine del libro della vita.

Oppure siamo anche noi operai hrabaliani, addetti a confezionare “pacchi” di memoria che corrono sul nastro di un’effimera realtà, il cui proposito dovrebbe preservare lo spirito creativo ed il fremito emotivo, oltre il velo dell’ignoranza. In attesa che le epoche si avvicendino e la nostra fugace esistenza si possa sublimare in un valore migliore e più profondo.