L’educazione di Tara Westover

Tara Westover, la più giovane di sette figli in una famiglia di mormoni, dice di aver trascorso, in fondo, una bella infanzia. Nata solo trentasette anni fa e cresciuta a Buck Peak, ai piedi di un’incantevole montagna nel sud dell’Idaho, ricorda di bellissime passeggiate lungo i sentieri a raccogliere erbe medicinali con la madre levatrice e guaritrice, e di quando aiutava il padre a raccogliere metalli nella sua discarica che, alla Tara bambina, appariva come un esotico parco giochi. Eppure, le pagine del suo libro, in cui ripercorre le tappe della sua stessa vita, rivelano tutt’altra storia.

Tutto ciò che circonda la famiglia Westover è opera del diavolo, pertanto occorre starne lontani. Lo stato è il nemico e, così, Tara e i suoi fratelli non vengono registrati all’anagrafe, non vanno a scuola perché farebbero loro il “lavaggio del cervello”, non vanno da un dottore, neppure dopo gravi incidenti, perché li avvelenerebbe e vivono preparandosi ai Giorni dell’Abominio, “quando il sole si sarebbe oscurato e la luna avrebbe grondato un liquido simil-sangue.” È questo quello che crede il paranoico padre Gene, affetto da disturbo bipolare ma soprattutto mormone integralista, despota e manipolatore.  Un padre padrone che sottomette l’intera famiglia dettando le regole di un gioco a cui nessuno sembrerebbe potersi sottrarre.

Indotta a credere frutto della sua immaginazione persino le violenze fisiche e psicologiche subite da parte del fratello maggiore Shawn, Tara trascorre parte della sua vita sentendosi sporca, sbagliata, “puttana” e profondamente in colpa. “Potevo sopportare ogni forma di crudeltà, ma non la gentilezza.”

Fino ai diciassette anni non conosce nulla del mondo e non ha neppure idea di cosa sia l’Olocausto ma, seguendo le orme del fratello Tyler, il primo a fuggire e partire per il college, studierà da autodidatta ed entrerà in prestigiose università, raggiungendo quella presa di coscienza che lei chiama “educazione”. Una fantastica scoperta che le offrirà la possibilità di capire chi è davvero e cosa vuole essere.

La sua, dunque, è la storia di una rinascita e un inno al desiderio di conoscenza ed emancipazione. “La mia vita era una narrazione in mano ad altri. Le loro voci erano decise, enfatiche, categoriche. Non avevo mai pensato che la mia voce potesse essere forte quanto le loro.”

Salato è il prezzo da pagare, perché profonda e ampia è la crepa che la separa da una parte della sua famiglia ma “Tutti i miei sforzi, tutti i miei anni di studio mi erano serviti ad avere quest’unico privilegio: poter vedere e sperimentare più verità di quelle che mi dava mio padre, e usare queste verità per imparare a pensare con la mia testa.”