Due uguale a uno più uno.  Un numero ma due unità. Due come divisione di un’unità o come somma di due elementi? Libertà e vincolo, spensieratezza e responsabilità, fedeltà e desiderio possono coesistere? Uomo e donna possono unirsi in matrimonio e diventare, come accade nei film più romantici, due in uno? Irene Nemirovsky vuole forse rispondere a queste domande e lo fa portandoci nella vita di ragazzi parigini in preda alle passioni giovanili cui, però, toccherà scontrarsi con la vita degli adulti, fatta di famiglia, matrimoni senza amore, rancori, tradimenti e rimpianti.

La grande guerra si è appena conclusa e Antoine, il fratello Gilbert e l’amico Dominique non vogliono più “perdere tempo”. Dopo essere sopravvissuti alle trincee e aver capito, a soli venti anni, di essere mortali, desiderano solo divertirsi, “respirare, baciare, bere, fare l’amore!”. Insieme a loro, le giovani Marianne e Solange. Accade, però, il prevedibile. Mentre Solange si innamora dello sfuggente Dominique, ma rimane incinta di Gilbert, Marianne si innamora di Antoine. Per Antoine, però, Marianne non è l’unica amante, non la ama, ma sarà la sola a diventare sua moglie. Lei, del resto, solo imprigionandolo nel matrimonio avrebbe trovato la pace, o almeno così credeva.

Un amore negato e un figlio nato morto condanneranno Solange ad una vita di malattia e sofferenza, e un matrimonio senza passione e desiderio infliggerà una diversa ma altrettanto gravosa pena sull’animo di Marianne e Antoine che, per giunta, si abbandonerà tra le braccia della cognata Evelyne.

Tra triangoli amorosi, fughe, segreti e bugie conosciamo meglio i ragazzi e le loro famiglie che, seppur indirettamente, sono state determinanti nella formazione sentimentale.

Nemirovsky entra in punta di piedi nei pensieri di un marito e di una moglie, di una madre e di un padre, di un amante e di una sorella e ce li sussurra, quasi per non farsi sentire dall’altro. Perché “il matrimonio non ha bisogno della persona reale, bensì dell’apparenza, della maschera”.

Una visione un po’ disillusa e pessimistica, ma per lei, probabilmente, amore e passione sono solo transitori, “un dono di Dio, troppo bello per essere vero”; a fare la differenza sarà la perseveranza.

“Gli anni di vita in comune avevano compiuto, quasi all’insaputa degli sposi, il loro lavoro segreto: di due esseri ne avevano fatto uno solo. Potevano scontrarsi, a tratti odiarsi, ma erano uno, come due fiumi che hanno mescolato il loro corso”.

Un pensiero va a tutti i sognatori e i promessi sposi, “Due” è da maneggiare con cura.