Lo zaino sulle spalle non ripara dal freddo umido. È un mattino d’inverno tra la Francia e il Belgio degli anni 20 del Novecento. Guadare sui corpi rigidi con volti che ti somigliano ma hanno una divisa diversa. È sporca di un rosso acceso, lo stesso del tuo compagno di baionetta. Bardamu avrebbe potuto continuare a frequentare la facoltà di medicina. Il suo passo lento verso un caffè di Parigi, si fa l’incedere ritmico ed impersonale dei soldati che rientrano in caserma. Lo segui e non fai domande. La cazzata di una sera, l’amico ti osserva, la notte comincia. Il buio prosegue tra avamposti di pallottole e pance a terra tra i letamai. Si fa la coda per andare a crepare. Il cammino prosegue entusiasta nella terra dell’oro, l’Africa, la vegetazione enfiata, la suzione del parassita tra le carni d’ebano. Bardamu/Celine prosegue fino ad una città verticale, con palazzi dritti, meraviglia della modernità. Mirabolante speranza di felicità! New York…quante luci…macchine…produzione…trema tutto nella fabbrica, diventi macchina per forza anche tu e con tutta la carne tremolante in quel rumore di rabbia immane che ti prende la testa e le budella. Si diventa vecchi in un colpo solo. Oh Molly! Ti amo e ti amerò per sempre…a modo mio. Per lasciarti ci vuole la follia. Bardamu torna a casa a Rancy la luce del cielo è uguale a quella americana. Inizia a fare il medico in un quartiere misero con l’infima morte senza diagnosi del nipote della sua portiera. Quale dottore rifiuta la parcella? La vecchia è pazza! Insiste il figlio e la nuora…Ammazzala dottore! Egli rifiuta. Si sa che i pantani diventano abisso nella periferia e dissestano. In ogni tappa ritrova Robinson. Il suo corpo è estraneo nei lineamenti, ma gli somiglia non accettando il senso del percorso. L’amico viene ucciso dalla sua amante. La morte ci rende stranieri di un paese spaventoso a cui non si osa più parlare. Il viaggio volge al termine ma la notte è inoltrata. Celine è la giostra e il giostraio. È il colpo nello stomaco della discesa e la risata più forte dell’incubo. Entra nel delirio di una maschera lugubre, sfigurata dalla lucida realtà di un Laocoonte avvolto dai serpenti nell’indifferenza. Il folle vestito male che incontri il sabato sera. Lo osservi deridendolo. Andrai a casa sereno. La guerra è finita, lo sfruttamento è cessato, il progresso ha portato felicità e benessere. La notte è ancora lunga.