Vienna del 1926, era la scenografia grigia e amara di un impero, quello Austro-Ungarico, visibile nei palazzi e nei cimeli di chi sopravvisse. Uno di questi appartiene a Karl Fiala, sessantaquatrenne, ex usciere di un palazzo di governo. E’ una foto, in vista sul mobile del salotto, tra due funzionari imperiali che lo ritraggono con scopettoni ai lati delle guance e barba da imperatore. Sposato con Marie, ha un figlio alla ricerca di lavoro, definito inabile per gli attacchi epilettici. In una piccola stanza ospita la cognata Klara, isterica, violenta, con le tasche piene di cibi marcescenti. Karl è stato costretto al pensionamento e in tempi post-bellici sa che non riuscirà a garantire un sostegno economico alla famiglia. La soluzione è stipulare una polizza assicurativa con una clausola chiara: intascherà la somma solo al compimento del sessantacinquesimo compleanno. Decide di ricoverarsi nel nosocomio pubblico, tachicardico e con qualche linea di febbre. Le condizioni peggiorano, non può stare insieme agli altri. In una stanzetta destinata per moribondi aspettano solo che muoia, ma per Karl è troppo presto, mancano tanti giorni al suo sessantacinquesimo compleanno. Il 5 gennaio si avvicina, giovani medici assistono increduli ad un corpo in decomposizione con cuore pulsante. La cronaca cruda di Franz Werfel della morte di un uomo è metafora di una borghesia che si aggrappa all’ impero caduto, ritrovandosi sotto le unghie i suoi brandelli putrefatti. Il consiglio è di rinunciare a stipulare polizze integrative o di stare dietro alle finanziarie con predizioni di pensionamento, senza che vi garantisca un allungamento dell’aspettativa di vita…A meno che non abbiate già ipostasi ai glutei. Domani controllate se il vostro odore è simile al baccalà.